Pubblicato il report di Veneto Lavoro sulla condizione dei lavoratori disabili nel territorio
Al 31 dicembre 2018 le persone con disabilità occupate in Veneto risultano complessivamente 36.876, di cui 7.839 in provincia di Padova (21%), 7.051 in quella di Vicenza (19%), 6.651 a Verona (18%), 6.502 a Treviso (18%), 5.786 a Venezia (16%), 1.734 a Belluno (5%) e 1.313 a Rovigo (3%). Si tratta prevalentemente di uomini (59%) di età avanzata (63% con più di 50 anni) e con una percentuale di disabilità inferiore al 66%. Risultano per la quasi totalità assunti con contratto a tempo indeterminato (93%), con qualifica di impiegato (30%) e nel settore dei servizi (53%). Uno su tre è occupato con contratto a part time (32%). L’industria occupa il 46% delle persone con disabilità, il solo metalmeccanico ne occupa il 27%. Le donne rappresentano oltre la metà degli occupati disabili nei settori del commercio e tempo libero, nei servizi alla persona e in altri comparti del terziario, mentre hanno quote inferiori a un quarto degli occupati nelle industrie estrattive, nelle costruzioni, nel metalmeccanico. Il 76% è occupato nel settore privato, uno su quattro in quello pubblico.
È quanto emerge dal report dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro di Veneto Lavoro, i cui risultati, pur avendo un carattere di provvisorietà, consentono di delineare il quadro dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità in Veneto.
La normativa vigente stabilisce che tutti i datori di lavoro con almeno 15 dipendenti sono obbligati ad assumere un numero di disabili (quota di riserva) in funzione della dimensione d’impresa: 1 disabile da 15 a 35 dipendenti, 2 disabili da 36 a 50 dipendenti, 7% dei lavoratori occupati da 51 dipendenti in su. Sono tuttavia previste condizioni di esonero o sospensioni, ad esempio per le imprese in crisi, e compensazioni territoriali per imprese multilocalizzate. La gestione dell’obbligo, inoltre, può avvenire mediante la stipula di apposite convenzioni con strutture pubbliche competenti o affidando commesse di lavoro alle cooperative sociali di tipo B (composte per almeno il 30% da lavoratori in condizioni di svantaggio).
Le aziende che occupano lavoratori disabili in Veneto risultano complessivamente 17.722. Di queste, solo 10.989 sono tenute all’obbligo di assunzione, per un totale di posti riservati alle persone con disabilità (“riserva”) pari a 42.727 posizioni lavorative, di cui 27.597 coperte. Circa un migliaio di posizioni lavorative coperte da lavoratori con disabilità riguardano invece quasi 7 mila aziende non tenute all’obbligo. I posti scoperti risultano così 14.189, per un tasso di scopertura, ovvero rapporto tra posizioni scoperte e posizioni riservate, pari al 33%. Delle quasi 11 mila imprese tenute all’obbligo, 6 mila (il 55%) hanno assolto l’obbligo di assunzione, mentre 2.800 (25% del totale), prevalentemente di piccole dimensioni e con una sola posizione riservata, hanno un tasso di scopertura del 100%. Al netto di esoneri, convenzioni e altri strumenti di compensazione le posizioni scoperte si riducono però a 7.710, per un tasso di scopertura netto che scende al 18%, con variazioni territoriali comprese tra il 22% di Venezia e il 12% di Belluno e Rovigo. A questo risultato contribuisce anche l’attività di convenzione tra Centri per l’Impiego e aziende, realizzata attraverso diversi strumenti e che rappresenta una caratteristica peculiare del sistema dei servizi per il lavoro del Veneto.
Tra gli strumenti attivati a livello regionale per agevolare l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità si annoverano gli stage aziendali, che nel periodo di attuazione consentono all’azienda ospitante di poterli considerare nel computo delle posizioni coperte. Nel triennio 2016-2018 gli stage attivati ai fini dell’integrazione lavorativa sono stati complessivamente circa 1.700. Il 62% degli stagisti ha avuto un contratto di lavoro con l’azienda ospitante a seguito del tirocinio, il 15% dei quali a tempo indeterminato. Un altro rilevante intervento per favorire la partecipazione attiva e l’accesso al mercato del lavoro da parte delle persone con disabilità iscritte alle liste di collocamento mirato è stato finanziato nel 2017 dalla Regione del Veneto e prevedeva azioni di informazione e orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro. La misura ha coinvolto oltre 7 mila persone, di cui il 45% era rappresentato da donne, e il 23% di queste risultava aver instaurato un rapporto di lavoro dipendente entro 12 mesi dalla conclusione del percorso.
I disabili in condizione di disoccupazione e iscritti al collocamento mirato al 31 dicembre 2018 risultano 28.908, di cui circa 2.000 con uno stage in corso e 1.400 con un rapporto di lavoro aperto compatibile con il mantenimento dello stato di disoccupazione. Si tratta prevalentemente di maschi (57%), italiani (91%), con età superiore ai 30 anni (91%) e una distribuzione sostanzialmente omogenea sul territorio regionale. Si tratta, come per la generalità degli utenti iscritti ai Centri per l’Impiego, di un numero sovrastimato in quanto in molti casi non viene segnalato agli operatori un passaggio dalla disoccupazione all’inattività o alla professione autonoma (pensionamenti, condizioni di salute, limiti di età ecc.). Negli ultimi tre anni il flusso di iscrizioni è pari a circa 5.500 l’anno, di cui circa 4.000 iscritti per la prima volta. Entro 12 mesi il 61% degli iscritti ha avviato un rapporto di lavoro o un tirocinio, il 37% entro tre mesi.
Nonostante dai dati emerga come il monitoraggio della condizione lavorativa e della ricerca di occupazione da parte delle persone con disabilità sia ancora un cantiere aperto, è possibile trarre alcune considerazioni conclusive. In primo luogo, la presenza di oltre un migliaio di lavoratori con disabilità anche nelle aziende non tenute all’obbligo mostra un rilevante passo avanti culturale, anche per merito delle misure di orientamento, formazione, inserimento lavorativo e tirocinio sperimentate in questi anni. I Centri per l’Impiego pubblici possono svolgere un ruolo di supporto importante, sia per le imprese che per i lavoratori con disabilità, ancor più oggi che sono garantiti servizi e procedure uniformi e omogenee su tutto il territorio regionale. Il rispetto della normativa va inoltre perseguito con tutti gli strumenti economici e operativi disponibili, nonché con azioni di sensibilizzazione, testimonianze positive e interventi di formazione da tenersi nei CPI sul tema del disability management. Si rende infine necessario un tentativo di rispondere non solo ai bisogni presenti dei lavoratori disabili, ma anche al quesito sul futuro che si pongono le famiglie delle persone con disabilità, il “cosa accadrà dopo di noi”, che rappresenta una sfida sia in termini di inclusione lavorativa che di risposta sociale.